Napoli (S)Velata
“È Napoli. 42, u caffé. 18, u sangue. Lo dicono i numeri: è Napoli. Questa città, i suoi segreti, non li svela a nessuno.” (Ferzan Özpetek, Napoli Velata)
La città di Napoli è permeata di magia, esoterismo e mistero. Un luogo in cui ho percepito fortemente echi alchemico-massonici è la Cappella Sansevero, nota non solo per il famoso Cristo Velato di Sanmartino e la sua abile “tessitura” marmorea di dettagli, ma anche per il complesso di statue al suo interno, tra cui spiccano per maestria e fascino la Pudicizia e il Disinganno. La prima, eseguita da Antonio Corradini nel 1752, è dedicata alla madre del principe di Sansevero, Cecilia Gaetani, morta ventenne: lo sguardo perso nel tempo e la lapide spezzata sono simboli di un'esistenza troncata troppo presto. Osservandola, si ha la netta sensazione che i suoi veli la proteggano dagli sguardi indiscreti dei visitatori. Ma la vera meraviglia è il Disinganno di Francesco Queirolo: un uomo che si libera a fatica dal peccato, rappresentato dalla rete. Al suo fianco un genietto alato recante in fronte una fiamma, simbolo dell’intelletto umano, lo aiuta a divincolarsi dalle maglie intricate; vicino è appoggiata una Bibbia aperta, sulle cui pagine è inciso in latino “Vincula tua disrumpam, vincula tenebrarum et longae noctis”, “Romperò le tue catene, prigioni delle tenebre e della lunga notte” (ho ancora i brividi). Sul basamento è scolpito l'episodio di Gesù che dona la vista al cieco, metafora della Verità. Insomma, tutto ciò che è velato o nascosto resta sempre intrigante.
[A ottobre uscirà un numero speciale di Arte su Napoli]
«Puoi andare dovunque nel mondo» Brandy parla e parla. Solo non puoi lasciar sapere alla gente chi sei veramente. «Puoi vivere una vita completamente normale, regolare», solo che non puoi lasciare che qualcuno si avvicini abbastanza per sapere la verità.
«In una parola» dice, «veli.»
(Chuck Palahniuk, Invisible Monsters)
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Où les fleurs d’oranger fleurissent
“Les odorantes symphonies en blanc, en mauve et en rose des œillets, anémones, narcisses et giroflées du marché de Ponchettes, la féerie des mauves des matins niçois, aux étals des marchands de fleurs.” (Jean Lorrain, Le Journal, 1900)
“Nissa la Bella”, soprannominata a ragione così dagli abitanti (les nissartes, gioco di parole tra Nissa e arte) inaugura la Biennale des Arts con undici esposizioni legate ai fiori - vero simbolo nizzardo - per tutta la città, da scoprire pétale par pétale 🌺🌸
È bello cercare di vivere la città non solo da italiana che ha casa qui, ma anche provare a sentirsi parte della “vie en rose” (per stare in tema floreale) locale, senza turistate varie. Casa non è dove si è nati, ma un posto interiore, un luogo in cui il cuore e lo spirito si sentono integri.
“C’est le Corso dei Fiori, la Bataille des Fleurs. Ici, la galanterie seule fait les frais de la journée. […] tout le long de la Promenade des Anglais. Le masque a disparu avec la gibecièrc à plâtre: des fleurs, des fleurs, rien que des fleurs.”
(Stephen Liegeard, La Côte d'Azur, 1887)
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